mercoledì 26 marzo 2014

Facebook è femmina

Lo sospettavo da tempo, ma oggi ho raggiunto questa consapevolezza: Facebook è femmina.

Tu apri e già lì trovi:

"A cosa stai pensando?"

E già non puoi fare a meno di rimanere un po' interdetta. Cioè, ti fa piacere tanta premura, però cominci anche a solidarizzare verso gli uomini che si sentono rivolgere questa domanda dalle fidanzate ansiose.
E comprendi uno dei grandi segreti dell'universo che pacificherebbe il rapporto uomo-donna, ovvero che SE non rispondono, magari non è perché stiano pensando sempre ad una biondona, ma solo perché la maggior parte delle cose che le persone pensano come: "Ma dove finiranno i calzini che metto in lavatrice?" o "Uffa, mi scappa ancora di andare al bagno, sarò normale?" NON SONO risposte fornibili (anche se sono la pura verità).

"Ti ricordo che oggi è il Compleanno di Anna, Claudio e Cristophe."

Mii, come sei brava! Io fra un po' non ricordo neanche il mio, di compleanno. La blandisco: ah, se non ci fossi tu, tesoro. E guarda, ecco: faccio gli auguri a tutti. Anche con uno smiley. Gli auguri fanno sempre piacere, no? Soprattutto il giorno in cui uno si ritrova sul groppone un anno in più.

"Vuoi mandargli anche un bel biglietto?"

Mah, non mi pare il caso. Oltretutto Cristophe neanche ci ho mai parlato, ci siamo aggiunti per giocare...non ricordo neanche più a cosa.

"Un messaggio privato? O un regalo??"

Noo! Scherzi? Non esageriamo. Mi prenderebbero per una stalker.

"Hai visto come ho spostato le cose oggi? Belli i bottoni tutti a destra, eh? Ti piacciono?"

Mi piacevano anche la scorsa settimana tutti a sinistra, ma va bene. A volte non capisco questa smania di spostare tutto, ma se ti fa piacere...

"Guarda: cinque gattini. Ti piacciono? E guarda: 4 cagnolini. Non sono buffi? Ti piacciono? E guarda che bella frase, non è proprio vera?"

Sìsì. Veramente me l'avevi già detta la settimana scorsa. E anche quella prima, credo. Ma è carina, davvero. Anche se non credo che Shakespeare abbia mai detto...

"Vuoi giocare a Farmville?"

No.

"Vuoi giocare a Farm Town?"

No.

"Vuoi giocare a YoVille?"

No.

"Ma insomma, COSA FAI tutto il giorno?"

DAVVERO mi stai facendo questa domanda?

"Guarda!! La tua amica si è fidanzata, non è FAVOLOSO?"

Mi fa piacere per lei.

 "Ma non è tutto..."

Uhh, ora NON diventiamo pettegoli, eh?

"Ma non è colpa mia! Sono LORO che me l'hanno detto. E vogliono che TU lo sappia! E poi guarda, una pena..."

Non sono sicura di volerlo sapere.

"Loro hanno rotto, che brutto! SINGLE! E LEI è arrabbiata nera. Vedi che STATUS ORRIBILI?  5 in mezz'ora!! E SI CAPISCE di chi sta parlando, no? E quest'altra adesso è..."

No, QUESTO nooo!!

"...in una RELAZIONE COMPLICATA! Complicata, capisci? Terribile!"

A me sembra terribile che esista questa opzione e che qualcuno la selezioni, ma vabbé...

"ECCO. Questo è IMPORTANTE. "Se ami tutti i nonni del mondo e non vuoi che muoiano clicca Like e inoltra!" Lo facciamo??"

Ascolta, non vorrei sembrarti un'insensibile, però...

"Ah, a proposito, oggi mentre eri offline ti ho aggiunto al gruppo "Tutti i cinici bastardi insensibili di Facebook". Giusto, no? E un'altra decina."

COSA??

"Ma sì, dai, ti piaceranno. Almeno ti svaghi un po', visto che non giochi a niente. Ah, senti: vuoi un metodo infallibile per perdere 25 chili in 14 giorni?"

TI SEMBRA CHE IO DEBBA PERDERE 25 CHILI??

"Ignorante, è business. Marketing: si chiama target market, informati. Sei una donna di mezza età, no? Comincerai bene ad essere un po' buzzicona. Anzi, già che ci siamo: interessa la crema che fa arrabbiare tutti i medici che fa sembrare le sessantenni venticinquenni??"

Senti, STRONZETTA, io non so se sei femmina o maschio, però occhio, perché se continui così  io ti stronco e passo a Google+!
Ci siamo capiti??



venerdì 21 marzo 2014

Rage!

Uh, siamo a venerdì sera.
Per quanto mi riguarda, il momento più bello e più pericoloso della settimana.
Più bello, per ovvi motivi.
Più pericoloso, perché almeno io personalmente ho tutto lo stress della settimana lì bello accumulato, e non l'ho ancora scaricato facendomi una bella cruentissima avventura nel mio gioco online e poi una bella dormita.

E' un po' che non scrivo qui nel blog perché non trovavo un argomento utile sul quale esprimermi con franchezza E utilmente, ma piano piano è maturato e infine emerso.

Parlerò della rabbia.

Almeno a giudicare da quanto vedo nel real e dai post on line, mi pare che la rabbia sia un sentimento popolare almeno quanto l'amore, e in alcuni casi "il rovescio della medaglia", per così dire.

Che lo si voglia chiamare odio, risentimento, rancore, vedo tanta gente arrabbiata: perché è stata lasciata, perché non è stata amata; perché è stata delusa da amici, conoscenti o colleghi. Buttandola poi sul sociale, pare che il mondo offra infiniti spunti di incazzatura: dai soprusi e veri o presunti privilegi sopportati da altri gruppi, etnie e fasce sociali, fino ai comportamenti molesti o anche solo "stupidi" riscontrati genericamente nelle altre persone.

Ora, mettetevi nei miei panni: come faccio ad esaurire quest'argomento in un post di blog?

Provo a buttare qui giù solo qualche spunto che mi pare più utile di altri.

Innanzitutto: vi chiedete mai quanto realmente la causa della vostra rabbia sia esterna e quanto sia interna?
Ovvero: se la vostra rabbia è ricorsiva, se incontrate spesso persone irritanti, se finite sovente per litigare, se "siete fatti così e VOI non date seconde possibilità", in pratica: se siete semper incazzati, avete mai valutato che il problema potrebbe essere più vostro che altrui?

E ancora: è possibile che il vostro risentimento dipenda da qualcosa che non è legato al presente, ma:
  • o al passato: a qualcosa che vi ha lasciato un peso, un problema irrisolto dentro di voi che continuate a proiettare sul presente? A questa situazione è collegata tutta la famiglia dei pregiudizi, delle chiusure e dei risentimenti;
  • o al futuro: una necessità, un desiderio, una vostra aspettativa che non trova soddisfazione? Questo stato d'animo genera ansia, irritabilità e odio.
?

Mi direte: "Ma secondo te non abbiamo il diritto di arrabbiarci verso i soprusi e le ingiustizie, o avere, che so, passioni politiche?" Ma per carità. Ma qui stiamo parlando di uno stato interiore di profondo disagio, un inferno costante che renderà la vita vostra e di chi vi sta accanto miserabile (perché la rabbia avvelena la biosfera), che vi brucerà l'animo e oltretutto vi causerà quelle inesteticissime rughe sulla fronte prima dei 40, credetemi.

Per quanto riguarda il sociale: siamo in democrazia (pressappoco). Quindi, vai: lottiamo, impegnamoci ognuno per le nostre idee, dibattiamo! Ma con fairplay. 

E poi, posso dirlo evitando i pomodori marci? 
Con umorismo. Non dimenticate l'immensa risorsa che è l'ironia. Non rinunciate all'idea di prendere per il culo i vostri avversari. Allenatevi finché non riuscirete a farlo bene!

Un messaggio in positivo, lucido, informato, conciso è mille volte più efficace di uno in negativo.

Per quanto riguarda il personale: qui non avete minimamente la mia comprensione. E' ovvio che siamo esseri umani e a tutti capitano i 5 minuti di sgurz verso l'infamone di turno, che ci abbia fregato il posto in coda o spezzato il cuore, ma purtroppo per come la vedo io, ha ragione Ronnie in Stregata dalla Luna, quando dice:

"L'amore non semplifica le cose, sai: quello che trova distrugge, ti spezza il cuore. Ma noi, noi non siamo qui per cercare la perfezione. I fiocchi di neve sono perfetti, le stelle sono perfette: non noi. Noi siamo qui per distruggere solo noi stessi, e per spezzare i nostri cuori, per innamorarci delle persone sbagliate e per morire. Dimentica i romanzi d'amore, sono tutte balle!"

Ed è questo il bello, per questo l'amore è così pop, e lo sapevate, per cui poi dopo non pretendete la certezza che le regole cambino per voi e il sacro fuoco che faceva ardere i vostri cuori sia anche tranquillo come un torneo di bocce al circolo parrocchiale. Le persone mentono. Cambiano idea e si disamorano. Tutto finisce. O meglio: tutto cambia. La vita è imprevedibile. Non chiamatemi cinica, ma magari Romeo e Giulietta se fossero riusciti a sincronizzarsi meglio con il veleno, poi due anni dopo magari sarebbero finito sotto un TIR durante una gita fuori porta. O, più verosimilmente, si sarebbero lasciati. Voglio dire: lei aveva 14 anni. E andiamo.

E voi non potete essere arrabbiati contro una legge così universale.

Ci sono un sacco di imprevisti ed elementi incontrollabili. Mi dite: io ci ho messo tutta la buona volontà e l'altro no. Ok, però tu forse hai scelto male l'altro. Inutile ora tirarsi pallate di sterco, vi pare? Un giorno siete voi a soffrire, un altro farete soffrire. Capita. E il dolore fa parte della vita, è inevitabile. 
Quello che è evitabile, o quantomeno limitabile, è il risentimento. 

Quello che provate verso gli altri è spesso il riflesso del vostro dolore e del vostro disagio. Cercare un rapporto armonioso con gli altri non è una forma di debolezza, ma il primo passo per ristrutturare sé stessi. Cercate di volervi bene evitando agli altri e a voi stessi dolore e risentimento, per viaggiare più leggeri.

Ma c'è qualcosa che mi fa arrabbiare? Ahivoglia!

Provengo da un solido matriarcato di donne forti. A casa mia c'era e c'è una regola che ci tramandiamo.

PROTEGGI GLI INNOCENTI

Pur cercando di essere mediamente gentili, potremmo non avere una grande comprensione verso le sciocchezze commesse dagli adulti fra adulti, verso i lagni e piagnistei, verso le polemiche, ma veniamo cresciute (e cresciamo i nostri figli) conoscendo l'importanza di difendere quelli che non possono difendersi da soli. Per cui non solo i nostri figli, ma qualsiasi bambino sulla faccia della terra; qualsiasi essere privato di difese, qualsiasi essere che non ha voce per sé.

Per i diritti degli innocenti non la rabbia, ma il furore, per quanto mi riguarda, può essere come una spada contro l'abuso e, a volte ancor peggio, contro l'indifferenza.


giovedì 13 marzo 2014

Zucchero e sale

"A una donna così bella come si fa a non perdonare qualche intemperanza?"

"Che gambe magre! Ma con delle ossa così sottili non hai mai paura che ti si possano rompere?"

"Stai molto bene oggi con questi pantaloni! Quel che è giusto è giusto: per la tua età sei veramente in forma!"

Ora, io dico. Al di là dell'intrinseca finezza, ma non danno fastidio anche a voi i complimenti misti?
Quelli che contengono una parte di gradevolezza, e una parte (neanche tanto celata) di pura sgradevolezza.

Non si sa se per goffaggine sociale dell'interlocutore, o forse più che altro per contrabbandare, appena appena rivestito di un sottile strato zucchero, il vero significato di ciò che l'altro avrebbe tanta voglia di dirti, se le più basilari norme sociali (e credo anche una certa prudenza fisica) non glielo impedissero.

E così tu, dopo essere stato ingannato solo per una frazione di secondo dalla sottilissima glassatura dolce, non puoi che rimanere interdetto,  a meditare su quale dovrebbe essere la tua reazione più adeguata.

Sorridere e ringraziare? Non ce la fai, con la lingua ancora incollata da quel sapore cattivo.
Dare retta al tuo giovanile dàimon punk e replicare con uno scarno, diretto ma liberatorio vaffa? Non ti va di fare la figura della sociopatica. Oltretutto.

Per questo a me piacciono le persone antipatiche.

Le persone antipatiche non ti mettono mai in situazioni del genere. Non indorano nulla, perché non gliene frega niente. Non si fanno nessun problema a criticarti chiaro e tondo, se occorre. E se non occorre, meglio. Perché se possono non dirti niente, lo preferiscono. Per questo le preferisco nettamente. Le persone antipatiche sono una sicurezza.

E in generale, io auspico un mondo in cui zucchero e sale non vengano mai mischiati. Un mondo in cui se proprio qualcuno vuole esternare un apprezzamento su qualcun altro, lo facesse almeno con chiarezza.

In questo mondo, finalmente ci si potrebbe sentir dire:

"Ascolta, sei bella. Ma sei anche veramente una gran rompipalle. Cerca di non tirare troppo la corda, ok?"

"Cioè, tu hai delle gambe così e io che ho dieci anni meno di te sono piena di cellulite? Guarda, potessi te le spaccherei tutt'e due con una mazza. Complimenti, troia."

"Bel culo! Continua a metterti i jeans attillati, così finché dura ce lo guardiamo per bene, ok? Brava. Resisti!"

Pertanto, si potrebbe replicar di conseguenza.


lunedì 10 marzo 2014

Arrendersi

Oggi mi va di scrivere di un argomento decisamente "rosa", ma considerando il fatto che la mia attitudine sentimentale ricorda da vicino quella di Robin Scherbatsky, sono curiosa io per prima di vedere cosa ne uscirà fuori.

Ho pensato di scegliere un tema poco impegnativo.

Ero indecisa fra "Cosa è più indicato regalare per i vari anniversari e ricorrenze?" e "Quand'è il caso di rinunciare ad una storia d'amore e quando invece è meglio lottare?", ma poi ho pensato che se mi mettevo a scrivere di shopping sarebbe venuto fuori un post veramente lungo, mentre sul secondo argomento dovrei cavarmela con un po' meno.

Io sarei la persona meno qualificata per parlare di questo. Non solo l'arrendersi è un argomento per niente popolare nella nostra cultura, ma poi chi mi conosce, sa che in particolare non lo è nella mia. Io non mi arrendo facilmente. Per essere franchi, sono testarda come una capra. Di conseguenza, insisto.

In realtà, il verbo "insistere" non rende l'idea. Io sono una insistitrice professionista.
Vorrei evitare il turpiloquio scrivendo qui, ma in questo caso temo che "scassamaroni" ci stia tutto e sia l'unico che renda giustizia alla realtà. Con la fondamentale differenza che gli scassamaroni comuni sono dilettanti, si dedicano alla propria attitudine per il gusto di farlo, per hobby diciamo, mentre io miro ad un obiettivo preciso e per raggiungerlo scasso. Con tutti i mezzi. Come un martello pneumatico.

Ha i suoi vantaggi.
Ad esempio, è una caratteristica molto apprezzata professionalmente: non solo come killer nei rapporti esterni, ma anche perché la gente che mi conosce già, si arrende subito. Evitandosi inutili sofferenze.
Oggettivamente mi ha fatto ottenere molte cose e risultati che senza insistere non avrei mai avuto.

Ricordo una scena: dopo 2 anni del mio primo matrimonio e 2 anni che vivevamo nella mansarda della casa dei miei genitori, trovo una casa in affitto e quello che allora era mio marito si oppone, ritenendo che costasse "troppo poco". Alla terza ora di sontuosa crisi isterica con pianti e ogni manifestazione di disperazione, esco un attimo dalla stanza, afferro mia sorella per le spalle e le annuncio: "Sta crollando!" ridendo da matti.
Non pensate troppo male di me.

Ora, non ho raccontato quest'edificante aneddoto perché ci sono inciampata nel sentiero che ho imboccato divagando, ma per attirare la vostra attenzione su un concetto che mi premeva far notare.

Il concetto è che a volte, nelle storie d'amore come in tante altre situazioni, rischiamo di insistere, ovvero lottare, impegnandoci talmente tanto nella lotta fino a dimenticare i motivi più profondi che ci hanno portato ad iniziarla.

Innanzitutto, si tratta di cause esterne (es. logistiche) o interne? A me sembra una domanda fondamentale.

Badate: questa è solo la mia opinione personale, ovvero il criterio con cui mi sono regolata per tutta la mia vita, ma per quanto riguarda le cause esterne, vale la pena lottare.
Abitate ridicolmente lontano? Trasferitevi. Lavorate troppo? Cambiate lavoro.
E' ovvio che occorre avere un minimo di capacità strategica a medio termine per evitare di finire sotto i ponti o ficcarsi in situazioni ingestibili, ma secondo me non bisogna assolutamente permettere che il nostro futuro ci sia rubato dalla paura di cambiare.
Fatevela passare: insieme. Vedrete che, stretti stretti, vicini vicini, vi passerà.
Problemi logistici? Who cares!
La vita è breve. Cosa volete portare con voi nella tomba? La vostra casa? Il vostro lavoro?
Ma fatemi il piacere.
Io per tutta la mia vita ho cambiato città casa lavoro senza problemi per amore, per amori che - eh sì, poi sono anche finiti! - ma di nuovo, who cares, perché finché ci sono stati, sono stati bellissimi, e non rimpiango un secondo di quello che ho vissuto.

Sono convinta che l'ultimo secondo della mia vita quello che sarà lì con me a tenermi compagnia sarà il ricordo dei momenti passati con le persone con cui c'è stato amore, ma soprattutto, è lo stesso che mi tiene compagnia ogni giorno e mi ha resa una persona più ricca.
Quindi se una persona comincia a tergiversare, a porre mille "if", o vi dice (raramente in modo esplicito): "Non me la sento", evidentemente:

A) Non vi ama abbastanza;
B) E' un coglione.

(Ops, ho riusato il turpiloquio. Sorry.) Ah, sì, e:

C) Entrambi.

Perché l'Amore è un sentimento pop, tutti ne parlano, ma in realtà non è per tutti. Per amare secondo me ci vuole forza: intelligenza, un cuore impavido, coraggio, generosità, fantasia e ovviamente pazzia. Per amare ci vuole scorza. E (sempre secondo me, eh) due persone che si amano dovrebbero assomigliare a una sola irresistibile forza della natura: due magneti che si attraggono irresistibilmente, un unico carro di guerra irrefrenabile. Così come tutte le canzoni parlano di loro, dovrebbero essere convinti che tutte le albe e tutti i tramonti gli appartengano, che il sole e mille stelle cadenti e l'universo siano pronti a soddisfare i loro desideri. Una coppia vera pianifica e realizza, non accampa scuse. Questo vuol dire amare con forza.

E questo mi porta al secondo caso. Problemi interni?
Allora vediamo: lui/lei non vi ama, vi ama poco, ha un'altro/a, non si capisce...Insomma parliamoci chiaro, in buona sostanza: siete infognati in un rapporto impari nel quale vi sembra di rincorrere, di amare di più, di chiedere e non ottenere? Uhm, bel problema.

Io personalmente pensavo di essere immune, poi ci sono incappata anch'io. Tutto sommato, vi dirò: meglio amare ed essere amati, senza dubbio, ma anche amare senza essere corrisposti è un'esperienza interessante. Insomma, tutta vita.
Essendo una giocatrice (di giochi gestionali) nonché grande ammiratrice di Giacomo Casanova, il mio parere di massima è: volete essere amati? Provateci. Con tutte le carte che avete a disposizione.

Seducete, con tutti i mezzi leciti. Usate suggestioni, fascino, humor, cibo, sesso, ironia. Siate la gioia di vivere.

E i mezzi illeciti? Cos'è che non va fatto?

Innanzitutto, perdere il contatto con la realtà. State seducendo o state combattendo una guerra persa?
LO SO che è LA domanda, quello che forse vi farete da soli tutti i giorni.
E' chiaro che tante persone sono bloccate, spaventate dall'amore, hanno dei limiti e occorre andargli incontro. E' ovvio che ci vuole generosità, pazienza. Ma vorrei farvi una piccola rivelazione: l'idea che amare impavidamente, univocamente, eroicamente qualcuno che vi "resiste" sia eroico e romantico è una colossale bufala. Fa parte della stessa famiglia delle favole Disney dove le principesse sposano il primo venuto senza conoscerlo minimamente e gli va di lusso.
La verità vera è che molti rapporti sono come dei pozzi senza fondo, nei quali una sola persona butta dentro disperatamente tutto ciò che manca e lo vede sparire giù. Per le fogne.
Per cui provate a chiedervi cosa avete messo voi finora nel rapporto e cosa ha messo l'altro. E soprattutto, se VOI siete felici.

Altro: anche se siete tentati (non essere amati non è una condizione felice, effettivamente) non cedete e non piangete. Mai. Suonerà strano, ma il pianto non è seducente. Se puntate a fare pena, avete già perso. Lo so che non è facile. Ma come già detto, occorre essere forti.

Poi, non fate cose di cui un giorno potreste pentirvi. Il che comporta, a mio avviso: non date di matto. Insomma, c'è un limite a tutto. Anche qui è difficile, perché lo so che magari non penserete ad altro tutto il santo giorno, ma datevi delle regole. Un buon criterio è cercare di non essere invasivi.

Sottoregola: per l'amordiddio, resistete alla tentazione di "raccogliere informazioni". Io lo confesso: diversi anni fa, durante un accesso di gelosia, ho ceduto alla tentazione di setacciare un pc condiviso e oltre a qualche squallida rivelazionuccia, l'unica cosa che ho appreso è che è decisamente meglio non sapere niente. Tutto quello che è importante sapere ce l'avete già sotto gli occhi. Questa persona vi ama? Vi sta rendendo felici? Appunto.

Un'altra regola fondamentale a mio avviso è non odiare. A meno che l'amato bene non vi abbia fatto qualche solenne puttanata (ops, I did it again) come copulare con vostra cugina/o od ammazzarvi il criceto (e allora chi sono io per porre freni al vostro risentimento?), vorrei mitemente ricordarvi che il fatto di non amarvi non costituisce di per sé una colpa. Ahimè.

Ma soprattutto, l'odio è un sentimento persistente. E' come guano che vi si accumula a strati nella testa, intossicandovi. Non solo fa dire e fare cavolate, ma resterà lì, anche dopo. Bello duro, cacchificato, incrostato, difficile da rimuovere, anche per i prossimi (innocentifinoaprovacontraria) amori.


Volete andare avanti? Cercate di viaggiare leggeri.

E quando infine avrete cercato di sedurre in tutti i modi, riso quando avreste voluto piangere, pianto da soli contro il vostro cuscino, quando sarete stati sordi al vostro dolore, ciechi di fronte all'evidenza e muti di fronte alla rabbia, allora arriverà il giorno in cui vi stuferete e finalmente sarete pronti ad arrendervi.

Ma come, vi starete chiedendo? Brutta traditrice, debosciata, disfattista, alla fine sei qui a cancellare la speranza e dispensare dolore, come se non ce ne fosse già abbastanza?
Ok: prima di arrabbiarvi lasciatemi dire una cosa che ritengo importante, direi la più importante di questo post.

Non voglio ammannirvi la replica dei discorsi che vi avranno già fatto tutti i vostri amici più benintenzionati, della serie: "Chi non ti ama, non ti merita!" Secondo me questo non ha senso. Nessuno si merita qualcuno. Cosa siete, una medaglia? Il problema è che quella persona ha smesso di amarvi o non ha iniziato affatto, e voi invece sì. Il problema è solo vostro. E a mio avviso, il problema consiste nel fatto che vi siete fissati con una persona che non vi corrisponde perché "è tutti i vostri sbagli", "è la misura della vostra solitudine", o per dirla senza citazioni, concretizza l'idea in voi stessi del vostro fallimento e della vostra inferiorità. Lui/lei è il meglio, l'odiato/amato vincitore, voi il peggio, il perdente rifiuto.

Questo discorso è importante secondo me perché è applicabile non solo al mollarci negli amori infelici, ma in qualsiasi situazione critica. Non si accetta l'idea della resa perché l'equazione mentale è: questa cosa va male perché "io" sono sbagliato, e non sono in grado di essere meglio di così per risolverla. La verità è che la situazione è vero, fa schifo, ma tu non puoi farci niente. Quella persona ha smesso di amarti o non ti ama per un insieme così infinito di cause e fattori che un centesimo già sfugge completamente al tuo controllo. E l'onnipotenza, benché sarebbe un superpotere gradito credo a qualsiasi essere umano, a quanto mi risulta non è ancora disponibile sul mercato.

E non venitemi a dire il contrario.
Posso garantirvi personalmente di essermi liberata solo a fatica di uomini strafighi (con evidenti deficit mentali) che poco dopo avermi conosciuta volevano sposarmi e fare bambini con me (bambini immagino strafighi, che mi avrebbero causato sindromi di stendhal ogni volta che li avrei presi dalla culla), così come essere stata miseramente scagazzata da uomini niente-di-che sotto tutti i punti di vista, che avevo approcciato con la stessa spavalderia con cui Cleopatra avrebbe cercato di rimorchiare Grufo, il vicezerbino del recinto dei maiali. Bhe, Grufo mi ha mandata a stendere, e Cleopatra è dovuta scendere dal carro d'oro trainato dalle tigri e se n'è andata a letto (da sola) alle otto di sera.

Viviamo nel caos. La gente è insondabile e imprevedibile.
SE continuate ad impazzire dietro a un bipede umano che non vi riama, sapendo perfettamente che non vi riama, è perché pensate che lasciando perdere dimostrerete incontrovertibilmente la vostra inferiorità. Mentre l'unica logica verità è che non c'entra come siete voi: è così e basta, e come in tante altre cose, non potete cambiare ciò che è.

E questo sarebbe fatalismo? "Ce la dobbiamo prendere in quel posto?" Niente affatto.
Perché prendere atto della realtà è il primo passo di una persona intelligente per accettarla.

Non c'è nessun disonore in questo tipo di resa, ma solo intelligenza e senso della realtà.

Innanzitutto, il vantaggio immediato è che si smette di logorarsi e disperdere energie in una lotta insensata. Basta pensieri fissi, basta rabbia, basta disistima. Finalmente, un po' di calma.
Elaborate la verità: "In questa realtà io vivo senza l'amore di X".
Bella scoperta. Non è cambiato niente rispetto a prima, ma voi starete meglio.
A questo punto, senza più quella pista da bowling nel cervello, potete cominciare a pensare in positivo.
E la domanda da farsi è: "In questa realtà, quali sono gli elementi positivi veramente miei, su cui posso contare e che posso migliorare?"

Cosa volevate da quella persona? Che vi rendesse felici? Ora avrete un compito molto più facile e realistico: farlo da soli.
Fatevi una lista delle cose (persone, attività) positive nella vostra vita che vi danno gioia, anche un minimo, e focalizzatevi su di esse. Lavorateci, prendetevene cura, prendendovi cura di voi stessi.
E' OVVIO che la persona in questione non sarà inclusa. In questa fase è escluso che sia un interlocutore. Messaggini tipo: "Yeeee, mi sto bevendo la vita!" mandati in un momento di euforia alle quattro di notte da qualche locale dove sarete con amici, non solo (e lo sapete, veero?) non sortiranno nessun effetto, ma nutriranno solo il demone della vostra disistima, che state cercando di far fuori. Andate in palestra anche per questo, per migliorare il vostro aspetto e per acquisire la scioltezza necessaria a prendervi a calci nel sedere da soli, casomai vi venisse una tentazione simile.

Continuate a non odiare, se poteteL'odio è solo un'altra faccia del dolore e voi state puntando ad essere felici. Voi dovete andare avanti, e ciò che mette le ali è la leggerezza della pacificazione, con voi stessi e con gli altri. Arriverà il giorno in cui forse (anzi probabilmente) potrete rifrequentarvi senza dolore, ma per ora è meglio che il vostro dialogo, se proprio ci deve essere, sia prettamente interiore.

E se proprio non riuscite a non fare delle obiezioni, se proprio non riuscite a lasciare andare via l'idea che invece sarebbe stato molto bello, il vostro dialogo interiore potrebbe risultare grossomodo così:

"Ciccio/a? Innanzitutto: hai veramente cattivo gusto. Ovvero, non sai cosa ti sei perso/a. Secondo: io ce l'ho veramente messa tutta. Ora se ci tieni, è ora che fai qualcosa anche tu. Sai dove trovarmi. E se non ti decidi per questa vita, speriamo per la prossima."

Se avevate ragione, se era la vostra anima gemella, mi pare evidente che il messaggio gli arriverà telepaticamente.
Altrimenti, arriverà a qualcun altro.

Nel frattempo voi, con la coscienza perfettamente in pace, sicuri di aver fatto davvero tutto il possibile, potreste uscire e magari andare a vedervi un bel film comico.

venerdì 7 marzo 2014

Darkarnival

Carnevale è appena passato, ma io ho trovato adesso un momento per scriverne qualcosa.
L'importante è essere up-to-date, in-time e soprattutto non aver bisogno di lavorare per vivere, suppongo.

Costumi per Carnevale.
Vi ho già detto di non essere stata una bambina facilissima, vero?
A quanto ricordo, ho avuto un unico costume di Carnevale.

Dopo quella che credo sia stata una selezione lunga e laboriosa, mi fu comprato un bellissimo ed accurato vestito da Anna Bolena. Per "bellissimo ed accurato", intendo dire che avrei potuto tranquillamente utilizzarlo per interpretare Anna da bambina in qualche sceneggiato televisivo.
Era fatto di broccato in varie sfumature di verde pallido ed oro trapuntato di perle, e tulle vero ricamato.
Credo che a convincermi sia stato questo e il fatto di sapere che Anna avesse fatto una tragica fine, decapitata dal marito Enrico VIII. E ovviamente, il fatto di poter indossare un diadema di strass.

Credo di averlo usato un paio di volte: una volta all'aperto, in Via Cola di Rienzo, dove c'è una delle tradizionali passeggiate dei bambini romani in maschera, e ad una festa a casa di vicini.
Dopodiché constatai che i bambini sconosciuti per strada appartenevano ad una specie ancora non evoluta (raccoglievano i coriandoli DA TERRA e se li ti TIRAVANO ADDOSSO? ed ANCHE A ME??). Quelli indoor sembravano leggermente più civilizzati, ma ancora non soddisfacenti i miei standard.

Quei rasoni luccicanti celesti-celesti e rossi-rossi, magari cuciti a mano alla meno peggio dalle loro mamme, delle principesse generiche e fate varie, mi mettevano tristezza; mi ritrovavo a fissare i baffi sbavati di pennarello dei vari zorro e le spade finte, con le punte di plastica che si ammosciavano dopo i primi due minuti di duello, con un'espressione che senza volerlo si sedimentava nel loro subconscio generando problemi con cui avrebbero dovuto discutere con i loro analisti trent'anni dopo; mi interrogavo sinceramente infine, se i costumi "buffi" da gnomo, ape o fungo dei bambini sopra i 3 anni fossero realmente frutto di una loro libera scelta o piuttosto di un rapporto disfunzionale governato dall'odio genitoriale.

Inoltre, tutti quei bambini muovendosi e facendo casino rischiavano di strapparmi il vestito.
Così diedi un taglio alla faccenda del Carnevale.

Anche se in realtà continuavo a travestirmi, e spesso.

A casa dei miei nonni c'era un mobile bellissimo. Di legno intagliato, con le ante e le pareti in vetro e  foderato internamente di raso rosa antico. Il cassetto superiore conteneva i gioielli di mia nonna. Gli sportelli inferiori, la sua biancheria. Sia il mobile che i gioielli che la biancheria appartenevano alla stessa epoca cui faceva riferimento il mio modello educativo, che si poteva riassumere con:

"Le cose vanno fatte per bene."

Così fin da quando ero stata in grado di aprire quelle ante da sola, mi era bastato chiedere a mia nonna: "Posso provarmi qualcosa?" e lei senza neanche alzare gli occhi dal suo romanzo giallo assentiva con un cenno della testa (mia nonna aveva due grandi passioni, nelle quali senza dubbio eccelleva: il bridge e i romanzi gialli, il che denota in quell'alta signora blasè una vocazione per la logica deduttiva e l'omicidio, che teniamo ancora teneramente cari come parte del nostro retaggio familiare).

Così per ore mi provavo e riprovavo sottovesti di seta e pizzo di tutti i colori, foulard di seta trasparente dipinti a mano, guanti lunghi fin sopra al gomito; boa, cappelli bellissimi, (oggi come animalista mi duole ammetterlo) pellicce di tutti i tipi, nelle quali io e Pippo ci rotolavamo insieme, con la coccolosità inconsapevole di un cocker e una bambina. Mi caricavo di tutti i gioielli come un piccolo idolo pagano, cercando micromondi sommersi negli abissi degli smeraldi, nel fuoco dei rubini, nei mari dei lapislazzuli. E per completare l'opera, infine mi inondavo con un'indecente quantità di una qualche essenza demodè, come la violetta di Coty, ma anche di Le Roi Soleil, Diorissimo, o Miss Dior (che per struggimento sono tornata ad usare da adulta).

Conciata in quel modo (col senno del poi) quantomeno discutibile, poi andavo sul balcone, e dai cespugli di asparagina guardavo la gente nel comprensorio di sotto. Anche gli altri bambini che giocavano. Vi prego di non pensare ora al cliché della bambina strana triste e sola, perché io mi divertivo effettivamente molto.
Poi, un bel bagno e a nanna. Per me era Carnevale ogni volta che volevo.

I miei nonni cominciarono ad invecchiare e io a passare più tempo coi miei genitori.
Mia madre mi portava a comprare i miei vestiti alla Cicogna, sempre in Via Cola di Rienzo.
Ho un flashback. Una saletta al piano superiore gremita di vestitini provati e scartati, una commessa compostamente esausta. Io molto seria. "Mi piace questo. Voglio questo." "Non è possibile. Non vedi che è tutto nero?" "E' bello. Il nero è bello. Mi piace." Mia madre era una donna che ricercava la compostezza, quindi non avrebbe mai pianto in pubblico. "Tesoro, quelli sono vestiti per il lutto."

Successivamente, mia madre adottò una strategia vincente. Accanto al portone della nostra casa c'era la boutique di una signora francese, Annette. Annette mi piaceva. Mia madre mi mandava giù da lei col patto che io potessi comprare quello che volevo, e Annette riuscisse a mandarmi in giro in modo meno alieno possibile. Annette era bravissima a fare contenta la propria clientela strapagante e io strafelice di poter passare le ore a rovistare in mezzo ai suoi vestiti francesi, così raggiungemmo una tregua.

Negli anni '80 ero di pessimo umore. Ovvero adolescente. Mi avevano deportato. In un centro residenziale. Fuori città.
"Odio la vita." "E' normale, sei giovane. Perché non esci?" "Non c'è niente fuori." "Perché non ti vedi col tuo ragazzo?" "Studia." "Perché non studi anche tu?"
Era possibile parlare con qualcuno che ragionava in quel modo? Così, per colmo della disperazione, accesi la TV. Evidentemente, desideravo DAVVERO morire.
E così ci incontrammo. E sentii quella musica. E vidi quelle mani che si muovevano. E provai quella gioia profonda.
Capii all'istante di aver trovato finalmente  la maschera più adatta a me.




101 Peccati Moderni

Che i credenti potrebbero evitare in occasione della Quaresima
(ma anche forse, utilmente, chi non è credente ;)
  1. Postumi della sbronza
  2. Comprare frutta per fare frullati, e vederla marcire miseramente
  3. Non rispondere ai messaggi
  4. Usare gli hashtag
  5. Inventare hashtag ironici
  6. Desiderare di essere dei trovatelli quando si viene taggati su Facebook dai propri genitori
  7. Bere bevande gassate
  8. Pranzare due volte di seguito
  9. Giudicare gli altri perché mangiano troppo
  10. Alzare gli occhi al cielo
  11. Utilizzare gli emoticons al posto della punteggiatura
  12. Usare la stanchezza come scusa
  13. Fare quiz sulla personalità
  14. Fare quiz sulla personalità e poi farli di nuovo per poter postare un altro risultato
  15. Postare giudizi acidi su qualcosa
  16. Postare giudizi acidi su qualcuno a cui piace qualcosa
  17. Pettinare bambole
  18. Invitare tutti i vostri contatti a un DJ set
  19. Prendersela quando i vostri contatti non vengono a un DJ set
  20. Creare una playlist con un'unica canzone a ciclo continuo
  21. Comprare latte di cocco sperando che vi aiuterà a smaltire la sbronza
  22. Comprare latte di cocco
  23. Passare più tempo a pensare a cosa indossare per andare in palestra che ad andare in palestra
  24. Postare le foto di ciò che stai per mangiare
  25. Disporre artisticamente ciò che stai per mangiare prima di fotografarlo e postarlo
  26. Usare od essere tentati di usare una app per l'invio di sms anonimi
  27. Rispondere ai messaggi usando le "K" al posto di "CH"
  28. Affermare di non mangiare glutine (tranne quando è nei dolci)
  29. Pasta
  30. Portarsi un'insalata per pranzo da casa e finire per mangiare un panino e una barretta di cioccolata
  31. Cercare sé stessi su Google
  32. Cercare qualcuno che ti piace su Google
  33. Barare mentre ci si pesa appoggiando la mano da qualche parte
  34. Leggere i messaggi di tutti su Skype restando nascosti senza intervenire
  35. Leggere i messaggi di tutti su Facebook restando nascosti senza intervenire
  36. Indossare occhiali da sole in casa
  37. Scaricare ebook che non leggerete mai
  38. Postare o intervenire in opinioni su libri che non avete mai letto
  39. Guardare la TV mentre chattate
  40. Twittare, postare e chattare mentre siete fuori con amici
  41. Postare opinioni su programmi TV che non state guardando
  42. Condividere le tue statistiche Nike+ per far sapere quanto hai corso stamattina su Twitter
  43. Condividere le tue statistiche Nike+ per far sapere quanto hai corso stamattina su Facebook
  44. Condividere le tue statistiche Nike+ per far sapere quanto hai corso stamattina su Twitter E su Facebook
  45. Continuare a pettinare bambole
  46. Dire di essere "un fumatore sociale"
  47. Sbeffeggiare qualcuno su Linkedin
  48. Sbeffeggiare qualcuno su Google+
  49. Seguire e poi smettere di seguire qualcuno su un social media, per il gusto di farglielo sapere
  50. Fumare
  51. Bere
  52. Bere in eccesso
  53. Fumare mentre si beve in eccesso
  54. Bere mentre si fuma in eccesso
  55. Finire in un McDonald's alle 2 del mattino dopo aver bevuto in eccesso
  56. Togliersi dei capricci
  57. Darsi delle arie
  58. Agire come se si fosse speciali o qualcosa del genere
  59. Polemizzare con qualcuno via post o tweet MA senza citarlo direttamente
  60. Chiederti se qualcuno sta polemizzando con te via post o tweet senza citarti direttamente
  61. Fare stalking a qualcuno su facebook
  62. Sperare segretamente che qualcuno ti stia facendo stalking su Facebook
  63. Innamorarsi troppo facilmente
  64. Bestemmiare quando accendi la TV e trovi un trucido cinepanettone
  65. Essere segretamente divertito dal trucido cinepanettone
  66. Far finta di disprezzare il trucido cinepanettone perché sei preoccupato da quello che direbbero i tuoi amici
  67. Continuare a pettinare bambole
  68. Provare odio leggendo gli articoli dei quotidiani online
  69. Provare ancora più odio leggendo i commenti agli articoli dei quotidiani online
  70. Lasciare commenti ai commenti agli articoli dei quotidiani online per cui avete provato odio
  71. Non chiamare abbastanza. Soprattutto vostra Madre
  72. Chiamare troppo vostra Madre
  73. Chiamare troppo le madri degli altri
  74. Parlare della zona in cui si vive in modo da farla sembrare più carina
  75. Dire: "Questo è quello che ho appena detto IO!"
  76. Dire: "Questo è quello che dice LUI!"
  77. Dire: "Metti tutti i soldi in questa borsa e niente gesti bruschi."
  78. Continuare a pettinare bambole
  79. Piangere da solo al buio
  80. Piangere da solo al bagno
  81. Guardare siti porno
  82. Creare un sito porno
  83. Scrivere un'elaborata fiction in cui i personaggi di un sito porno hanno delle noiose interazioni non sessuali sorseggiando tè
  84. Andare in un locale che non ti piace ad ascoltare musica che odi perché c'è un tuo amico che ci lavora come DJ
  85. Mentire al tuo amico DJ su quello che hai da fare giovedì sera
  86. Fingere di non aver mai ricevuto quel messaggio
  87. Pianificare ferie che non potrai mai prendere
  88. Farti mostrare da agenti immobiliari case che non potrai mai permetterti
  89. Mormorare "Ce l'hai piccolo, eh?" quando passa un macchinone costoso
  90. Cercare di capire quale dei tuoi compagni di viaggio sul treno o in aereo è più probabile che sia una spia
  91. Agitare lievemente la mano di fronte alle porte automatiche poco prima che si aprano in modo da sembrare un Jedi
  92. In albergo, immaginare di saper aprire le porte sul corridoio con una carta di credito come un agente dei servizi segreti
  93. Dare mentalmente dei soprannomi offensivi ai tuoi compagni di viaggio sui mezzi pubblici, come "Capitan Puzza" o "Fissatette"
  94. Cominciare a pianificare il tuo matrimonio con qualcuno con cui non hai mai realmente parlato
  95. Arrabbiarti e pianificare il tuo successivo divorzio con qualcuno con cui non hai mai realmente parlato
  96. Mettere su spettacoli di marionette per te stesso allo specchio con un paio di calzini
  97. Non ascoltare
  98. Pettinare bambole
  99. Scrivere liste
  100. Caffè
  101. Cioccolata

FONTE: Libera traduzione ed adattamento da http://www.buzzfeed.com/ailbhemalone/things-you-should-probably-give-up-for-lent

martedì 4 marzo 2014

Auguri!

Mi piacerebbe ricevere un biglietto di auguri così, perciò l'ho fatto. Il testo è liberamente mutuato (scopiazzato) da un'immagine che gira su internet. Enjoy.