giovedì 28 agosto 2014

S'io fossi nata principessa

S'io fossi nata principessa,
com'ero pressappoco convinta di essere nei primi anni della mia vita grazie ai miei nonni, o contessa, o dotata di qualche titolo nobiliare minore ma che comunque mi avesse garantito una posizione privilegiata in una qualche corte del mondo che fu pre unità d'Italia, ebbene io lo so: io lì avrei trovato la mia dimensione, il mio habitat naturale.

Perché io sono una persona fatta per eccellere nei micromondi: la bambina vincitrice dei premi di disegno, colei che era costretta a leggere i propri temi di fronte alla classe; l'animatrice dei circoli sportivi e festaioli, la dilettante insignita dei riconoscimenti letterari tanto prestigiosi quanto invisibili, la giocatrice di giochi di nicchia che arriva in cima alle classifiche, ma solo ridendo e scherzando.

S'io fossi nata principessa, o poco meno, avrei brillato nella mia piccola corte.

I nobili del mio entourage m'avrebbero ricoperta di gentilezze e complimenti; qualche cantore al soldo di mio padre probabilmente m'avrebbe dedicato una canzone e se ci fosse stato un pittore avrei avuto anche più di un quadro per abbellirmi, o una statua, o almeno il calco delle mie mani (che non sono male, a detta dei più), a seconda dei tempi e delle mode.

Con un po' di fortuna, se alla nostra corte avesse gravitato qualche insigne poeta, sarei stata menzionata in un sonetto minore, destinato a prendere posto non dico nei programmi scolastici, ma almeno in qualche antologia.

Perché io sono una diva relativa: una femmina alfa che non approfondisce, ma che come una farfalla si posa da sempre su quello che fa giusto per il tempo di risplenderci un po', usando su ogni fiore una stilla di vanità e perfezionismo.

Vanità: fra noi ci capiamo. Noi che usiamo queste eccelse capacità non per prevalere, ma solo per risplendere, ovvero per donare luce. Chi sa guardare, sa vedere che forse in fondo non siamo stelle, ma più simili ad orfani dickensiani. Piccoli principi straccioni, con le mani piene del proprio oro, in gesto di offerta.

"Guarda cosa ho fatto. Non è bello? E' per te. Guardami ora. Non sono bravo? Mi vuoi bene?"

Poi siamo cresciuti e un giorno senza rendercene conto abbiamo smesso di chiedere, ma le abitudini sono dure a morire. E noi continuiamo a brillare per abitudine.

Perfezionismo: c'è chi dice che sia il primo passo verso l'autodistruzione. A questo non so rispondere.
So che a volte in un mondo dove in alcuni momenti tutto sembra andare alla deriva senza senso, le cose fatte bene restituiscono il senso. Ti possono ridare serenità e l'impressione di aver fatto qualcosa di bello e utile.

Non sono nata principessa. Non vivo in una piccola corte. Percepisco il mondo intorno a me nella sua complessità e vedo perfettamente persone più intelligenti, più belle, più brillanti, con più talento di me.
Il mio sistema morale mi dice che questa è una cosa buona, perché il mondo in questo modo mi fornisce dei modelli per migliorare ogni giorno.
Anche se così non sarò mai protetta dalla mia ignoranza.
Ogni giorno pur conoscendo il mio reale valore, dovrò sobbarcarmi l'immane peso della mia consapevolezza per poter comunque riuscire a sorridere, alzarmi in volo e cercare di brillare. Relativamente.


giovedì 21 agosto 2014

Una certa nostalgia (minipost estivo)

Negli ultimi anni ho visto chiudere tanti negozi blockbuster.
Me lo ricorda spesso la triste visione che ho passando in una piazza vicina a dove abito, dove un grande blockbuster che faceva angolo ha ceduto il posto ad un altrettanto enorme negozio di parafarmacia.
Dove una volta si aggiravano i cinefili, ora fanno shopping gli ipocondriaci.

Su questo argomento mi trovate un tantino piccata perché io ero una cliente affezionata di blockbuster.

Nei primi anni duemila, quando abitavo a Reggio Emilia nel mio deposito di biciclette, a volte il venerdì sera uscendo dal lavoro andavo direttamente lì. Affittavo 2-3 DVD e compravo una congrua quantità di junk food per accompagnarli.

Ora, vi dirò...
Non gioverà alla mia immagine, ma mi viene dal cuore: in alcune di quelle serate passate sulla mia poltrona davanti al monitor del portatile, a farmi maratone di film mangiando pizza scongelata, gelato dal mastellino e popcorn al caramello, io ho conosciuto la felicità assoluta.

Con buona pace di qualsiasi filosofia.