lunedì 20 luglio 2015

Io mi ricordo

Uh, sì, ok: fa caldo.
Bella scoperta: è estate.
Inutile lamentarsi, soprattutto dannoso agitarsi. Anche perché fa venire ancora più caldo.

L'altro giorno, con la mia usuale predisposizione d'animo solare e positiva, riflettevo:
"Ahimé, ahimé misera, più che il presente ciò che mi tormenta è il ricordo di ciò che non ho più. Non sarebbe stato meglio non avere lunghe estati di libertà e divertimento da ricordare?"
Oggi, ripensandoci meglio, sono giunta ad una saggia conclusione:
"Col cavolo!"

Ho avuto bellissime estati, e poiché sono abbastanza vecchia da poterlo fare, ora mi abbandono anche, senza alcun rimorso, al tediosissimo gioco del ricordo.

Io mi ricordo...

Mi ricordo che l'estate era lunghissima, da giugno a settembre, al Circeo con i nonni. E i nostri genitori a lavorare a Roma, in vacanza da noi fino ad Agosto.

Io mi ricordo che detestavo stare sulla spiaggia e volevo sempre fare il bagno. Avevo un'amica adulta cui chiedevo di farmi compagnia, la signora Jorio. La signora Jorio mi piaceva perché era seria, mi trattava come una piccola persona e mi raccontava storie interessanti. Quindici anni dopo ho scoperto che era la sorella di Enzo Siciliano.

Io mi ricordo che nel giardino del Circeo potevo passare ore con Pippo, il mio cocker spaniel. Sugli archetti delimitanti le aiole vedevo le cicale compiere lentamente la loro muta, osservavo con tenerezza quei mosconi verde erba pallido liberarsi lentissimamente dei loro gusci, distendere le loro ali venate di nero ancora molli al sole e poi arrampicarsi sull'albero dove avrebbero frinito per il resto dell'estate. Impedivo a Pippo di dar loro fastidio. Quando i gusci abbandonati sugli archetti erano secchi, con l'assenza di schifo dei bambini li prendevo e glieli davo da mangiare ridendo, come patatine.

Mi ricordo che passavo ore a cercare conchiglie e vetri spiaggiati e sassi luccicanti.

Mi ricordo la mia mascherina da sub ad oblò, che mi infilavo ancor prima di imparare a nuotare per scoprire i gamberetti fra le alghe del porticciolo, i pesci ago, e l'incredibile meraviglia della trasparenza dei cavallucci marini.

Mi ricordo la mia ossessione di accompagnare i nonni. Nonno la mattina alle sette a fare la spesa, col sonno e il freddo che faceva, dopo un inverno passato a maledirli. "Roberta, perché non resti a letto?" "NO, io vengo con te!". Il pomeriggio dopopranzo sotto la canicola con mia nonna a giocare a bridge all'Hotel: ore ed ore passate a fissare vecchie signore che parlavano a bassa voce in giardini di ghiaia ed oleandri. Ora quell'Hotel ha chiuso e sembra un posto di fantasmi. E' tutto così diverso che sembra un altro mondo. I giardini sono deserti ed abbandonati; le vie che ora sono piene di gente, all'epoca erano deserte. Ricordo che una volta andando vidi una creaturina scura infilarsi in un tombino. "Nonna, un gattino!" E lei, rigida come un pezzo di legno: "Roberta, quello è un ratto!"

Mi ricordo la mia amica del cuore delle vacanze, La Sabrina, La perché veniva ogni anno da Milano. Aveva una madre bionda così bella e così cool che mi metteva soggezione. La Sabrina un anno era andata in America e aveva imparato l'inglese. Quando beccava un sassolino nella scarpa faceva Ouch!, pronunciato Auc! e non so se lei abbia continuato a dirlo, ma a me l'ha attaccato per il resto della vita, tant'è che ancora lo dico, ormai senza pensarci: Ouch!

Io mi ricordo le notti del dieci di agosto passate con mia sorella Biri arrampicate sugli spalti del tennis a cercare le stelle cadenti e finite a guardare le lucciole e giocare fra noi, forse perché di desideri da esprimere non ne avevamo.

E la pignatta da un quintale, bollente, di pollo coi peperoni che mio Nonno ci preparava ogni Ferragosto, perché "era tradizione", che avrebbe steso un battaglione.

Le piogge torrenziali dopo ferragosto che trascinando i campi del tennis trasformavano la strada di fronte a casa nostra in un fiume rosso.

E poi le cose che credo ricordino tutti: il cinema all'aperto, i temporali estivi pieni di fulmini guardati sul mare, le case bianche, le scogliere, il blu infinito.

Ero piccola e nello stabilimento guardavo da lontano i ventenni abbronzati con curiosità reverente, come Dei alieni. Quando sarò grande...

Ora lo so.
Quando sarò grande senza accorgermene diventerò una noiosa che si scioglie di amarcord.
Ma è una pazzia pensare di essere tormentati dai bei ricordi. E' una fortuna, una fortuna immensa averne. Sono felice di richiamarli, e poi li fisso qui perché non voglio che vadano perduti come lacrime nella pioggia.

Ora mi piacerebbe un bel temporale estivo.


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